Studio Faggioni

Ha l'anima nel passato, i piedi ben piantati nel presente e gli occhi verso il futuro Stefano Faggioni. Lo si percepisce immediatamente quando lo si incontra. E se ne ha la conferma non appena si varca la soglia del suo studio a La Spezia: stracolmo di progetti, disegni, legni, pezzi, foto virate seppia e in bianco e nero. Uno studio che, nel momento in cui scriviamo, ? in procinto di essere trasferito in uno spazio pi? ampio affinch? lo yacht designer, assieme ai suoi collaboratori, possa organizzare al meglio il proprio lavoro. Un'attivit? che l'architetto ligure ha nel sangue come figlio d'arte di Ugo Faggioni, uno dei progettisti pi? completi e creativi del nostro paese, come tiene a sottolineare. "Mio padre aveva questa enorme capacit? di progettare. Poteva passare dal brigantino alla nave da guerra, fino al grande yacht da diporto con grande facilit?.

Credo abbia ottenuto minori riconoscimenti di quanto gli fosse dovuto, sia per i tempi in cui ha vissuto e lavorato sia per il suo approccio alla vita". Sta di fatto che Ugo Faggioni, scomparso nel 2000, ha trasmesso nel Dna del figlio la passione per le barche e in particolare per gli scafi in legno e del passato, tanto che Stefano ha scelto s? di studiare architettura a Firenze, ma con specializzazione in restauro. Il che lo ha portato, oltre che per ragioni familiari anche per sensibilit?, a lavorare soprattutto nel campo della remise en forme proprio delle grandi barche in legno che ai suoi occhi sono l'archetipo di barca.

"La barca in legno ? la vera barca. Non nascondo di essere incuriosito dai moderni megayacht, ma non sono il mio ideale estetico. Trovo il fatto di inventare forme nuove a ogni costo un esercizio un po' sterile, per stupire con uno chic da banchina", dice con estrema sincerit?. Di grande soddisfazione, per?, ? stata la collaborazione con il Cantiere Navale di Pesaro per il progetto delle navette oceaniche Naumachos: exploration vessel con una linea esterna attuale, ma dotate dello spirito giusto e, soprattutto, adatte e pronte ad affrontare lunghe navigazioni.

La grande passione di Faggioni ?, e rimane, il restauro, che ai suoi occhi d? il piacere del salto temporale e la soddisfazione di riportare alla sua funzione un oggetto creato da menti e mani esperte, ma che esige anche una grande conoscenza del progetto e un rispetto estremo. "Perch? le forme semplici ed eleganti non passano mai di moda e non rischiano mai di cadere nel kitsch". Uno dei progetti che lo studio ha seguito, e che gli ha portato riconoscimenti un po' da tutto il mondo, ? quello del cutter aurico Lulworth. Un lavoro durato oltre cinque anni con innumerevoli ore non solo al tavolo da disegno, ma anche in cantiere. Attualmente ? invece alle ultime battute il restauro di La Spina, il primo 12 metri SI costruito in Italia nel 1929 che non sar? di minore importanza. Certo, per un restauro del genere ? anche necessario trovare un armatore che abbia la stessa passione e sensibilit? e che conceda al designer una fiducia cieca e totale. "Non ? solo per un fattore economico: le lavorazioni infatti sono difficili, le componenti sono create ad hoc, i materiali costosi e le maestranze impiegate di altissima specializzazione. Ma anche perch? per portare a termine nel migliore dei modi un progetto come questo, ? necessario tanto tempo, moltissime ore di lavoro e di pazienza".

Attualmente lo studio ? concentrato su due filoni principali di attivit?: da un lato i restauri e dall'altro l'interior design di barche pi? moderne. Lo spirito, secondo Faggioni, non cambia molto perch? lui cerca il pi? possibile di non cavalcare l'onda della moda del momento, ma di restare in un contesto di pi? lunga durata, con la ricerca di una composizione architettonica equilibrata, che segua una logica e una semplicit? puramente nautica. Al rischio potenziale di ripetere uno stile si risponde adottando soluzioni modernissime e utilizzando materiali, tessuti e pelli innovativi o, almeno, accostati in forma inedita. E con la cura attenta alla realizzazione da parte di artigiani di alto livello. "Pur avendo lavorato anche all'estero, sento forte l'aspirazione di portare alta la bandiera del made in Italy, che da sempre produce l'eccellenza. Per questo la collaborazione con Carlo Alliata d? ottimi risultati nella ricerca delle maestranze migliori?". Non cela, Faggioni, la sua attenzione quasi maniacale per i dettagli, che spesso disegna lui stesso per trovare la lampada, la maniglia o la cerniera che sia esattamente quella necessaria per una determinata barca. Descrive particolari e materiali con amore; parla di legni che profumano, che trasmettono sensazioni, della differenza sostanziale fra un'essenza e un'altra.

Profumi che non si possono sentire, ma solo immaginare nei bellissimi disegni prodotti dallo Studio Faggioni dove, oltre a utilizzare i computer per il controllo delle forme, non si perde l'amore per l'uso della matita e gli acquerelli, simili a opere d'arte, fanno ancora sognare i romantici committenti che spesso ne chiedono copia e li utilizzano come quadri. Oggi, fra le tavole sul banco, il refitting di un motorsailer da 32 metri, gli arredi moderni per due motoryacht da 80 e 54 metri e il progetto, senza dubbio originale, di una limousine del mare. Qualcosa di pi? di un semplice mezzo di trasporto: una sorta di taxi speciale per pochi privilegiati nella citt? di Venezia.

Alla domanda su chi sia stato o sia il pi? grande progettista nautico Stefano Faggioni risponde senza esitare: "La creativit? e l'eleganza di Herreschoff e Fife mi hanno sempre ispirato, ma mio padre ? il modello a cui guardo, un poliedrico che non ha mai perso la sua connotazione poetica". E la barca pi? bella? Il suo ideale rimane Shamrock III, e lo dice con un velo di tristezza: ""Perch? non esiste pi? e non sar? possibile restaurarla".