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Studio Faggioni - Yacht Design
Studio Faggioni

Studio Faggioni

Oggetto rif.:  
Titolo: Studio Faggioni
Magazine: Yacht Design
Numero: 3
Anno: 2012
Allegato (pdf/doc): Articolo YDesign 2012-20120801-103803.pdf
Ulteriori Info: Link  »» 

Da Marlin, il fast commuter del 1930 che fu di J.F. Kennedy, a La Spina, il primo 12 metri italiano costruito da Baglietto nel 1929. Da Lulworth, il progetto di H.W. White del 1920 e oggi il pi? grande cutter aurico esistente al mondo, a Iduna, progetto di H.W. De Voogt del 1930. Sono solo alcune delle imbarcazioni che Stefano Faggioni ha riportato, come si suol dire, "agli antichi splendori". Un portfolio unico, quello che pu? vantare questo architetto figlio d'arte, visto che il padre Ugo ? stato tra i primi a comprendere le potenzialit? economiche del settore delle barche d'epoca oltre che l'importanza storica del restauro.
 
Un portfolio che si arricchisce di quella che ?, come dice Faggioni: "La replica per eccellenza". Si tratta del Britannia, costruito una quindicina di anni fa in un cantiere russo di Arcangelo per un armatore norvegese, sulle linee dello yacht reale inglese commissionato nel 1893 dal futuro Edoardo VII e costruito su progetto di George Lennox Watson, sul Clyde, in Scozia. Ma soprattutto il Britannia fu lo yacht di Giorgio V, immortalato in tante foto al timone di questo protagonista della storia dello yachting, affondato nel 1936 davanti all'Isola di Wight dopo la morte del suo proprietario.
 
Ora la replica di Britannia torner? a navigare per merito dell'architetto ligure. "Tutto ha inizio da Scott Ward, responsabile di una fondazione alla ricerca di uno yacht per una iniziativa e un programma di interventi nel sociale. Nell'estate del 2011, grazie a Giuseppe Longo, gi? project manager per il restauro di Lulworth, Iduna e Patience, avendo saputo che il Britannia era in vendita, siamo andati a vederlo in Norvegia. Era in acqua, lo scafo in buonissime condizioni.
 
Ne avevo letto e sentito parlare, ma non avrei mai immaginato di poterlo toccare. Era lo yacht che si stava cercando. E cos? ? cominciata l'avventura?. Il sopralluogo d? il quadro della situazione. ?Se fuori era a posto, gli interni erano un disastro", prosegue Faggioni, ?con paratie posticce di dimensioni esagerate.
 
Anche l'albero era stato costruito male, con spessori inadeguati ai suoi 54 metri. L'abbiamo lasciato l?". Cos?, ai primi dello scorso febbraio, Britannia lascia la Norvegia per Cowes, sull'isola di Wight ("Questa era anche la base principale dello yacht reale ai tempi") e il cantiere South Boats per un restauro che durer? almeno un anno e mezzo. "Ora siamo ancora alle fasi iniziali del lavoro e della ricerca dei fondi necessari", precisa Stefano Faggioni. Fondi che dovranno arrivare a quota 2,3 milioni di sterline (circa 2,8 milioni di euro); questa la previsione del budget, per consentire al Britannia (anche se la replica pu? vantare lo stesso nome) di tornare a navigare e svolgere cos? il programma della fondazione Britannia Trust. "Oltre ad avvicinare i ragazzi alle tradizioni marinare inglesi, il Britannia ospiter? militari disabili per le ferite riportate in servizio e bambini affetti da gravi malattie o, come dire, meno fortunati.
 
Soprattutto Britannia vuole essere un punto di riferimento per creare nuove relazioni tra i giovani. Un progetto che sta sollevando molto interesse in Gran Bretagna". Primo passo del progetto sar? un accurato rilievo degli interni. "Un lavoro cruciale, visto che l'idea ? di realizzare gli interni in Italia per poi montarli nel cantiere di Cowes, e spero che anche altre parti del lavoro possano essere realizzate in Italia. Comunque, ? gi? pronta una serie di preliminari. Per quanto riguarda gli esterni invece ci sar? una deckhouse pi? grande, com'era ai tempi di Giorgio V". Per l'armo, infine, il progetto ? di riprodurre quello del 1931.
 
Dal giorno del varo il Britannia ha subito molte trasformazioni per essere sempre al passo con i tempi, fino ad arrivare all'armo bermudiano che gli aveva consentito di misurarsi con i Classe J. "Un incontro che si ripeter?: nel programma di Britannia Trust, oltre alle iniziative sociali, c'? anche un aspetto sportivo". Britannia per sei mesi all'anno sar? infatti sui campi di regata, accanto ai Big Five rimasti e alle varie repliche o yacht non nati come J Class ma che lo sono diventati in seguito come Astra. Ma il compito dello Studio Faggioni non si limiter? alla parte navale del restauro. "Lavorare per una fondazione, per un'organizzazione impegnata nel sociale, ci ha portato a dare un contributo pi? ampio e su terreni per noi nuovi. Oltre al progetto per la replica, cureremo tutta una serie di prodotti legati all'attivit? di charity della barca, dalle stampe del progetto alle T-shirts (gi? acquistabili sul sito www.k1britannia.org, ndr). Inoltre, realizzeremo tutti gli accessori di bordo che verranno creati espressamente per Britannia come lampade, maniglie eccetera, insomma, una vera e propria linea marchiata K1 Britannia?.
 
Un impegno, quello su Britannia, che si affianca, oltre che al lavoro nel settore civile dello studio di Stefano Faggioni, ad altri restauri come quello sull'8 metri SI Bamba, un progetto di Francesco Giovannelli costruito da Baglietto nel 1927 e ormai alla fine nel cantiere Pezzini di Viareggio. "Ma Britannia ? particolare. Vedere fuori dall'acqua le sue linee ? stato emozionante. Come il fatto di essere stato scelto io, un italiano, per riportare a navigare la replica dello yacht reale inglese". Non sar? per i suoi progetti e per le sue tavole disegnate e colorate ancora a mano? Ci domandiamo. "Possibile. Ma ? una cosa che mi attira moltissimo e che non voglio lasciare".
 
Emilio Martinelli



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