Una storia che continua
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Titolo: | Una storia che continua |
Magazine: | Informare |
Numero: | 2 |
Anno: | 2005 |
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UNA STORIA CHE CONTINUA
A La Spezia lo Studio Faggioni Yacht Design prosegue una storia importante di amore per il mare, dividendosi tra il recupero di barche che hanno fatto la storia della nautica e la creazione di quelle che la storia la stanno facendo.
Talvolta, durante il nostro viaggio attraverso le diverse realt? che formano il variegato mondo della nautica, ci capita di incontrare persone che immediatamente, sin dalle prime parole che ascoltiamo, comunicano un amore infinito per il mare, le barche che lo solcano, la cultura che custodisce. Questa sensazione l'abbiamo percepita, a volte inaspettatamente, nelle situazioni pi? disparate, in un cantiere come nel piccolo laboratorio artigiano, tra le apparecchiature hightech o tra i rotoli di tessuto di una veleria. Questa volta ? successo in uno studio di progettazione navale, parlando con Stefano Faggioni, titolare dell'omonimo Studio Faggioni Yacht Design con sede in La Spezia, una localit? indissolubilmente legata alla cultura marinara. Stefano ha ereditato dal padre Ugo, sicuramente uno dei pi? geniali progettisti italiani, prematuramente mancato nel 2000, una passione per il mare e "tutto ci? che galleggia" che definire grande sembra sminuirla. In realt? il rapporto che lega la famiglia Faggioni al mare ? ben pi? antico, affondando le radici nell'antica tradizione dei maestri d'ascia spezzini, una scuola un tempo molto conosciuta e stimata, oggi quasi dimenticata. Sin dagli esordi, nei primi anni '60, Ugo Faggioni si distinse, nel difficile ambiente dei progettisti navali, per l'innegabile capacit? di cogliere al volo l'essenza di un'imbarcazione, trovando sempre le soluzioni che pi? gli si adattassero, sia si trattasse di un restauro sia di una progettazione ex novo. Scorrendo l'archivio dei progetti firmati da Ugo Faggioni si rimane impressionati dal numero e soprattutto dalla variet? delle realizzazioni; per citarne solo alcuni, si passa dal primo prestigioso intervento sull'Orion (una goletta inglese costruita nel 1910 da Camper & Nicholson) nel 1966, allo styling del traghetto veloce Aquastrada dei cantieri Rodriguez, per tornare alle barche d'epoca con il restauro integrale dell'Astra, il J-Class firmato da Nicholson nel 1928. Un carattere decisamente schivo, agli appuntamenti ufficiali preferiva sicuramente la luce polverosa del cantiere, ha probabilmente reso il suo nome meno "visibile" rispetto a quello di altri progettisti, meno validi ma decisamente pi? conosciuti; ma questa ? una storia che abbiamo, purtroppo, ascoltato spesso, in una societ? dove apparire ? sinonimo di successo. Visto che le prime barche su cui ha messo piede Stefano Faggioni si chiamavano Croce del Sud, Mariette e Orion, si capisce come il giovane progettista abbia assorbito per "osmosi" (la definizione ? sua) la sensibilit? nei confronti di un certo tipo di barca (e di un materiale, il legno), arrivando a considerarla espressione perfetta del concetto stesso di natante. Terminati gli studi di architettura ? stato altrettanto naturale concepire la progettazione navale come spazio di lavoro privilegiato, iniziando subito, nel 1995, a collaborare con il padre. Il suo battesimo sul campo, dopo una serie di interventi minori, avviene nel 1997, quando lo studio viene ingaggiato dalla Bertram per le operazioni di restyling di tre modelli di punta del marchio statunitense: 54', 60' e 73'. A Miami i Faggioni si suddivisero i campi d'intervento, Stefano si occup? degli interni ed il padre delle linee esterne, lavorando in autonomia ma con un continuo scambio creativo reciproco. Il tocco "italianizzante", compiuto nel pieno rispetto (vero e proprio cardine della filosofia dello studio) del carattere peculiare dei Bertram, produsse un risultato positivo, provato dal successo ottenuto dalle barche in questione ai saloni di Fort Lauderdale e Miami di quell'anno. La collaborazione, proseguita fino al 2000, ha dato la possibilit? al giovane designer di crescere gradualmente, con sempre maggiore autonomia e sicurezza; oggi il nome dello studio spezzino ha definitivamente conquistato la fiducia di cantieri ed armatori, sia per quanto riguarda il settore del restauro delle barche d'epoca (a cui sono legati anche sentimentalmente) si per le barche progettate ex novo. Lo studio, che si avvale della collaborazione del cugino Simone e della moglie Lourdes, come si ? detto ha una decisa propensione per il restauro; la filosofia che guida gli interventi ? basata soprattutto sul concetto di equilibrio. Il restauro di un'imbarcazione si allontana, inevitabilmente dalla filosofia puramente conservativa applicata in altri settori; questo perch? la barca ? fatta per essere vissuta, adattandosi alle mutate esigenze di chi ci naviga. Le comodit? richieste dagli armatori moderni difficilmente coincidono con quelle di chi la barca l'ha voluta, pi? di 80 anni fa, anche se generalmente si tratta di imbarcazioni all'apice degli standard dell'epoca. Chiarito questo concetto, appare evidente come l'equilibrio, tra le giuste richieste dell'armatore ed il rispetto del carattere della barca, sia la chiave di volta del successo di un restauro. Detta cos? sembra una cosa facile; nella realt? ? una delle parti pi? difficili dell'intera operazione, dove sono necessarie doti di inventiva e autorevolezza non comuni. Fare un esempio ? probabilmente il modo migliore per capire come, materialmente tale filosofia viene applicata, sul campo (o meglio in cantiere). Parliamo di un paio di restauri, particolarmente amati da Stefano Faggioni: quello quasi terminato del Lulworth e quello decisamente curioso del gozzo sorrentino Pianosa. Nel primo caso si tratta del restauro degli interni di una barca molto conosciuta dagli appassionati; il Lulworth, disegnato da Herbert W. White nel 1920, ? un Big Class Gaff Cutter lungo 46.5 metri f.t., unico rimasto dei cosiddetti "big five", tra cui si annoveravano il Britannia, il White Heater ed il Westward, le veloci barche da regata spesso usate come lepri per le imbarcazioni di Coppa America. Quando ? stato deciso il restauro la barca si trovava in uno stato disastroso, il fasciame era quasi perso cos? come le ordinate e circa met? dei bagli. L'intervento sullo scafo ? stato esemplare, tutti gli elementi non recuperabili sono stati ricostruiti con pedanteria encomiabile, ottenendo un risultato all'altezza delle aspettative (e dell'investimento). Lo studio Faggioni si ? trovato ad affrontare una sfida ancora pi? impegnativa, visto che in questo caso si ? concentrato sul restauro dei fortemente compromessi interni, andando alla ricerca del complicato equilibrio di cui abbiamo parlato. Innanzitutto hanno cercato di recuperare il pi? possibile degli elementi primitivi, il massimo ? stato ottenuto nel salone, che si pu? definire originale al 100%, cos? come le paratie del corridoio e molti elementi di arredamento e decorativi. Tutto quello che non era obbiettivamente recuperabile ? stato ricostruito, a volte avendo a disposizione, come punto di partenza, dettagli minimi e parziali. Il lavoro si ? svolto a 360?, coinvolgendo tutti gli elementi, dal pi? piccolo, come lampade, maniglie, applique ed argenteria, fino alle compartimentazioni ed ai mobili. Probabilmente il momento pi? difficile del lavoro ? stato quando all'interno di una ricostruzione tanto precisa, non ? azzardato definirla archeologica, hanno dovuto iniziare ad inserire elementi ultramoderni, si pensi al piano di cottura in vetroceramica, necessari perch? la vita a bordo sia confortevole. In questa fase la fantasia, unita a solide basi pratiche, ha giocato un ruolo fondamentale, ed il risultato ? stato eccellente: l'aspetto ? assolutamente originale, sembra di entrare in una macchina del tempo, nessuno degli elementi che potrebbero inquinare la sensazione ? a vista; i tre anni spesi dietro il restauro sono stati ampiamente ripagati, dalla convinzione di avere portato a termine un'operazione che probabilmente non ha eguali. L'altro restauro, quello del Pianosa, ? stata un'operazione decisamente diversa, soprattutto per la tipologia di imbarcazione su cui sono intervenuti, in questo caso curandone integralmente la "rinascita". Pianosa ? un gozzo sorrentino costruito nel 1947 dai cantieri Aprea, utilizzato in quegli anni per attivit? illecite e per questo sequestrato dalla guardia di finanza e destinato, fino agli anni '80, al servizio del carcere di Pianosa. Quando ? stato ritrovato, da un armatore veramente appassionato delle barche d'epoca, era in condizioni pietose, avendo subito negli anni innumerevoli modifiche alla struttura per adattarlo all'uso a cui era destinato. In totale assenza di disegni, non erano certo necessari alla sapienza dei mastri d'ascia sorrentini dell'epoca, ma con la fondamentale collaborazione di Cataldo e Nino Aprea, hanno preso il via i lavori di restauro. In questo caso Stefano Faggioni ha dovuto ricorrere a tanta fantasia e immaginazione, per cercare di ricostruire senza tradire la personalit? della barca, scegliendo tralaltro di utilizzare molti elementi di recupero. Il risultato ? stato estremamente soddisfacente, al punto che l'imbarcazione ? stata dichiarata d'interesse storico dalla soprintendenza dei beni culturali; un riconoscimento che per lo studio vale sicuramente pi? di una pubblicazione da parte di una rivista di settore. Come abbiamo scritto quello del restauro rimane il campo d'intervento principale dello studio spezzino, ma la passione per il design navale di Stefano Faggioni vuole avere orizzonti pi? ampi, desiderando misurarsi con l'ideazione completa delle imbarcazioni. Per questo motivo si sente particolarmente stimolato dalla progettazione dello styling, esterno ed interno del Naumachos 82'. La barca, appena consegnata, ? stata costruita dai Cantieri di Pesaro ed ? un explorer vessel, un interessante commistione di linee classiche e moderne, dove il designer ha potuto lavorare in piena libert? e senza vincoli storici, dovendo pensare solo all'aspetto estetico e funzionale dei disegni. Questa realizzazione rappresenta un passo importante verso l'ampliamento degli orizzonti dello studio, che vuole essere riconosciuto non solo per l'approccio "classico" ma anche per la capacit? di affrontare i concetti pi? moderni di natante. In questa direzione vanno alcuni dei progetti a cui stanno lavorando, tra i quali una linea di motorsailer di nuova concezione, moderni sotto tutti i punti di vista, senza trascurare la passione di sempre: sui tavoli da disegno e negli schermi dei computers dello studio abbiamo visto due o tre barche d'epoca, tra cui il Patience ed il prestigioso La Spina, che aspettano di rinascere; fedeli alla loro storia.
Stefano Lanzardo
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