Missione coerenza
Oggetto rif.: | |
Titolo: | Missione coerenza |
Magazine: | Barche |
Numero: | 27/12 |
Anno: | 2020 |
Allegato (pdf/doc): | Stefano Faggioni -20201209-091208.pdf | Ulteriori Info: | Link »»  |
Dalla scomparsa del padre Ugo, avvenuta nel 2000, larchitetto Stefano Faggioni porta avanti lo studio di famiglia con un entusiasmo contagioso. La sua filosofia è chiara: ogni dettaglio a bordo deve parlare lo stesso linguaggio
Spezzino,classe 1969, Stefano Faggioni incarna la passione di tutti gli uomini che hanno la fortuna di dedicarsi anima e corpo a ciò che più amano fare.
IL GOLFO DEI POETI È NOTO A TUTTI PER LE VICENDE LEGATE AGLI ARTISTI ROMANTICI che, nel corso dellOttocento, hanno tratto ispirazione dalla bellezza di quei luoghi per la propria produzione letteraria. Già un secolo prima, però, gli antenati di Stefano Faggioni, classe 1969, si cimentavano nella costruzione e riparazione di barche da lavoro dellarea. Nato alla Spezia, figlio di Ugo (m.2000) e nipote di Guido (m. 1977), Stefano incarna la passione di tutti gli uomini che hanno la fortuna di dedicarsi anima e corpo a ciò che più amano fare. Il cognome, tra laltro, deriva da Faggiona, località dellentroterra ligure nota già ai tempi dei Romani per i faggi ivi presenti, ideali per ricavarne magnifici remi per le galee. La sede storica dello Studio Faggioni si trova nel borgo di Cadimare, presso La Spezia, allinterno della casa di famiglia che, oltre a essere una delle più antiche della zona, ha la particolarità di essere stata in parte costruita con materiale di recupero navale.
Le travi, visibili sui soffitti, sono autentici alberi di velieri; grandi pale di timoni, inoltre, sono state rinvenute sotto i pavimenti, per rinforzare le solette, mentre la robusta porta dingresso e una parte del mobilio provengono a loro volta da demolizioni. Negli anni 60 del secolo scorso, grazie allintuito di Ugo, lazienda allargò lo spettro delle attività, occupandosi anche di progettazione di barche militari, vedette, pescherecci e traghetti. Il coinvolgimento di Stefano risale al 1995, quando iniziò a curare lo stile e il mobilio di barche a motore perché si trattava dellattività che più si avvicinava agli studi di architettura che stava conducendo. «Nel 1999 poi ha detto Stefano , tramite il cantiere Beconcini con cui già avevamo dei rapporti, iniziammo a lavorare su yacht depoca come il Marlin di Kennedy (a quel tempo già armato dalla famiglia Della Valle, nda),la goletta Orion, il J-Class Candida, Iduna e Black Swan». Questultima barca, un bel ketch aurico del 1899, ha avvicinato Stefano al mondo di Charles E. Nicholson, il progettista-costruttore a lui più caro. Ha lavorato su almeno otto barche disegnate dal genio di Gosport, tutte costruite secondo standard che lo spezzino definisce magnifici: oltre a BlackSwan, segnaliamo Astra, Candida, Joyette, Orion, Patience, Sylvia e Yali.Nel 2000, suo malgrado, Faggioni Junior dovette imparare a camminare con le proprie gambe perché papà Ugo venne a mancare: «Non nascondo il panico che provocò in me la dipartita di mio padre ricorda larchitetto e quella sgradevole sensazione di dover volare senza rete, senza il suo conforto e le sue critiche costruttive; ciononostante ebbi accanto mio cugino Simone e mio zio Francesco, che mi diedero una grande mano». Senza di loro,chissà, Stefano non avrebbe potuto dedicarsi alla ricostruzione degli interni di Lulworth (1920), il Big Class il cui recupero è stato definito nei primi anni Duemila il restauro del secolo. «Nel caso di Lulworth,il lavoro di design è stato particolarmente rispettoso del poco esistente a livello di interni, ridisegnando nuovi spazi con uno spirito molto affine alloriginale», ricorda Stefano.
Lo studio Faggioni è una vera e propria perla, una specie di museo per pochi eletti. Il luogo incanta, il legno profuma e gli schizzi sono ovunque, segno che il lavoro e i clienti non mancano. I lavori in corso riguardano lo yacht Portola(1929), il ketch bermudiano Gitana IV (1961), costruito da Sangermani, lo yawl bermudiano Mait II, costruito da Baglietto nel 1957(fu la prima barca italiana al Fastnet del 1959, con Francis Chichester nel ruolo di navigatore), la nuova replica del cutter Britannia e altro ancora. Covid-19 permettendo, i progetti conducono larchitetto spezzino in quel di Valencia, a Viareggio, a Napoli, a Los Angeles, senza dimenticare Madrid,dove vive la sua famiglia e dove possiede un altro studio da diversi anni.
Sebbene il computer costituisca uno strumento di lavoro imprescindibile, Stefano continua a disegnare molto a matita, come confermato dalla quantità di schizzi già segnalata: questo perché cè sempre una parte di progetto che va studiata alla vecchia maniera. «Il disegno a mano mi permette di entrare molto più a fondo nel progetto, di viverlo quasi fisicamente (...); ritengo che questo modo sia più consono al restauro delle barche depoca».
«« Torna Elenco Articoli