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Studio Faggioni - Yacht Design
La Spina

La Spina

La Spina
La Spina
Cantiere: Baglietto (IT)
Anno varo: 1929
Tipologia: 12-Metre Class (12 I-1)
Lunghezza scafo: 21,00 m
 
 
Tipo di Intervento: Restauro Completo
Inizio lavori di restauro: 2005
Fine lavori: 2008
 
 
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La fortuna di una barca è sempre determinata dal proprio armatore, così come la fortuna di un figlio dipende spesso dalle qualità del genitore. In questo senso, La Spina, yacht del marchese Franco Spinola, si può considerare particolarmente fortunata perché nata da una grande famiglia. Il gusto di Spinola e la sua passione per il mare hanno forgiato in questo 12 metri S.I. un doppio carattere: all'esterno ha la fisionomia di una figlia del vento, pronta a vincere nelle grandi competizioni e all'interno è una dimora di lusso. L'effetto è completamente inaspettato, data la sobrietà e quasi spartanità della coperta, che non concede nulla alle leziose comodità dello yacht. Credo che non sia casuale questa caratteristica che è anche tipica di molti grandi palazzi genovesi, che non ostentano all'esterno tutto lo sfarzo dei propri interni.

Giaceva abbandonata vicino a Barcellona nel piazzale di un piccolo cantiere a pochi metri dalla banchina, cotta dal sole e dal salmastro; impotente davanti al destino che la vedeva morire giorno dopo giorno.

L' armatore di allora, scelse subito un tipo di restauro fortemente conservativo e nel corso del restauro ha accettato molti consigli su come poter operare, anche se questi hanno dilatato inevitabilmente i tempi di consegna. Insomma, una pura operazione culturale al pari dei restauri di dipinti, sculture, chiese o palazzi storici, il cui scopo è il recupero della memoria nella storia della nostra marineria da diporto.

Come impostare un restauro tanto delicato? Innanzitutto occorre andare alla ricerca di uno spirito guida, quello proprio della barca, che fisserà le regole di tutti gli interventi da eseguire a bordo, in modo che abbia caratteristiche tipiche di questa imbarcazione, una sorta di DNA percepibile da un insieme di fattori.

E' in questo momento di studio a priori che la barca comunica le proprie origini, lascia intravedere alcuni strati della sua storia con sovrapposizioni di elementi aggiunti o sostituiti nel corso degli anni; alcuni giusti, altri meno, ma è sempre lei che ti chiede una decisione piuttosto che un'altra. In realtà è semplice, basta ascoltarla ed esser sicuri di aver riconosciuto in lei lo spirito giusto, quello che ti conduce verso un restauro di coscienza, non un semplice maquillage o un'inutile esibizione della propria creatività da architetto; al contrario, ritengo che il perfetto restauro si compia quando è invisibile la mano di chi ne ha progettato e seguito le fasi in cantiere. Una volta afferrato lo spirito guida, ogni atto di modifica o ricostruzione ex-novo diventa originale.

In effetti, di vero e proprio progetto si tratta anzi, di progetto, di ricerca e analisi storica che in questo caso non possono essere divisi. In molti purtroppo, molto superficialmente credono che il progetto di restauro sia una semplice riedizione dei progetti originali, o ripristino passivo di tutto ciò che di originale si trova a bordo.

In realtà occorre essere critici e moderni al tempo stesso per poter permettere alla barca di continuare a navigare, e quindi a vivere, con i parametri di sicurezza giustamente richiesti dai regolamenti vigenti oltre che dal buon senso.

Occorrono una giusta mediazione e compromesso tra molti fattori come le esigenze tecniche, l'importanza storica dell'oggetto e non ultimo, le esigenze dell'armatore, che è colui che finanza l'impresa per amore del bello e della cultura che lo ha generato.

Nel caso di La Spina, mi è stata concessa carta bianca - privilegio raro - ma proprio per questo sentivo ancora più pesante la responsabilità di questo delicato lavoro e il pensiero di questa barca mi ha accompagnato per tutta la durata dei lavori dal 2005 al 2008.

Il progetto di restauro era particolarmente delicato perché doveva provvedere sia al risanamento della barca dalla struttura all'armo velico agli interni, sia alla ricerca dell'anima perduta del prestigioso scafo che sembrava aver smarrito anche la memoria delle proprie origini. Da qui il compito più difficile di affrontare col giusto spirito un restauro altamente conservativo ma anche critico rispetto alle modifiche stratificatesi nel corso dei suoi quasi ottant'anni di vita.

I disegni di progetto realizzati sono molti e comprendono tutti gli aspetti della barca: il piano di coperta con lo studio dettagliato di tutte le manovre, i piani generali - la pianta degli interni - che ruotano intorno ai pannelli e ai mobili, tutti originali, il piano velico con il ripristino dell'armo originale a 12 metri S.I., i disegni esecutivi dell'alberatura e della relativa ferramenta. Il lavoro è stato meticoloso e si è spinto fino al disegno, per agevolare l'esecuzione di una miriade di particolari mancanti. Difatti i golfari di coperta, le plafoniere, le applique, le maniglie frigo, gli interruttori non sono oggetti di produzione industriale ma pezzi unici realizzati rispecchiando il concetto di lusso espresso negli anni trenta. Persino il disegno delle divise di bordo è stato realizzato sulla base di una ricerca dello stile dell'epoca. Anche i locali tecnici sono stati considerati parte integrante dell'arredo, come ad esempio la cucina che ha i ripiani dei mobili in zinco magistralmente realizzati seguendo antiche tecniche.

I progetti sono sempre in evoluzione, in particolare quelli di restauro; anche questo non si è fermato sulla carta, ma è proseguito in cantiere, a stretto contatto con le maestranze che hanno pazientemente e con grande professionalità realizzato ogni dettaglio dalla chiglia alla testa d'albero.

Anche laddove il lavoro resterà invisibile perché nascosto, le tecniche adottate sono quelle tradizionali, utilizzate dai Cantieri Baglietto nel 1929. Ad esempio la chiodagione delle tavole del fasciame alla struttura è stata effettuata con più di 8.000 perni di rame ribattuti dall'interno; anche gli incastri a coda di rondine restano nascosti all'interno degli angoli di osteriggi e lucernai e nessun occhio potrà mai cogliere ed apprezzare tanto lavoro. Tuttavia il restauro è un atto culturale e di coscienza, che mentre recupera l'oggetto analizza visceralmente anche i metodi e le ragioni dei costruttori. Fondamentale, a tal fine, il rapporto con le maestranze, il loro valore ma anche l'umiltà di saper ascoltare i consigli del progettista che conduce la filosofia del restauro.

Una splendida orchestra composta da mastri d'ascia, carpentieri, falegnami, calafati, attrezzatori, officine meccaniche e fonderie. Lavoro affrontato non solo con la fatica e l'abilità tecnica ma anche con la coscienza dell'oggetto, non più trattato come una barca da riparare ma come un'operazione di salvataggio di una bandiera della cultura marinaresca nazionale.

Questo de La Spina è un restauro peculiare perché molte scelte sono state prese in accordo con l'armatore, consapevole che la filosofia di progetto prevedeva l'utilizzo di tecniche e materiali tradizionali: sono, di fatto, completamente assenti resine epossidiche o pitture e stucchi bicomponente, che tendono a plastificare l'aspetto delle superfici, rendendolo troppo prefetto. Ecco che i naturali movimenti del fasciame nello scafo devono essere letti come valore aggiunto, non come imperfezione o fatiscenza.

Nella realizzazione dei lucernai e degli osteriggi ho chiesto espressamente alle maestranze di non finire i pezzi con attrezzi meccanici ma di lavorare le ultime fasi con strumenti manuali, come la pialla che è un attrezzo oggi quasi completamente scomparso dalle moderne falegnamerie.

La stessa filosofia è stata adottata anche negli interni, dove persino i cavi elettrici non cercano di mimetizzarsi con il bianco del sottocoperta, ma passano all'interno di tubi di rame che quasi ne esaltano l'inevitabile presenza. Lo stesso dicasi per la struttura dello scafo, che si espone fiera tra l'elegante boiserie in mogano e acero ed esalta l'eleganza degli interni, quasi a evidenziare la doppia natura di questa barca: purosangue da corsa fuori e dimora di lusso al suo interno.




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