Design su misura
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Title: | Design su misura |
Magazine: | SID |
Issue: | 005 |
Year: | 2018 |
Attachment (pdf/doc): | SID MOROZZO_DESIGN SU MISURA DEF-20180513-154032.pdf | More Info: | Link »»  |
Design "su misura" per ilnautical heritage. Dialoghi e considerazioni critiche con Stefano Faggioni
di Maria Carola Morozzo della Roccacon il contributo di Giulia Zappia
Scenario
La capacità del design, comedisciplina, di adeguarsi a mutevoli contesti d'azione e di evolvere nel tempo èun'esigenza contemporanea ben delineata e consolidata che trova ulterioreconferma nel concept dell'Assemblea Annuale della SID "Design sumisura" organizzata a Genova nel 2017.
"Design" parolasfruttatissima che eccede -nel linguaggio comune- i propri confini disciplinarie che, a causa di questo uso inflazionato, spesso necessita di esserecontinuamente ri-puntualizzata; "misura" vocabolo che -a secondadegli accostamenti e dei contesti- può assumere molteplici sfumature esignificati.
"Design" e"misura" due termini che associati alla tradizione del prodottoindustriale in serie sembrano stridere
ma solo in apparenza.
"Design su misura" si faallora portatore dell'abilità e della versatilità della nostra disciplina: delsaper cambiare, modificarsi e crescere rispetto allo scenario storico diriferimento, diversificando ed aggiornando le proprie competenze, senzatuttavia negare le proprie origini.
Un esempio significativo di questecapacità è sicuramente il settore nautico dove il design da sempre è statoportatore tanto di mediazione, quanto di innovazione confrontandosi con unambiente viziato da tradizioni conservatrici non sempre propense alcambiamento.
"Imbarcazioni del patrimonio" e "su misura"
Il prodotto nautico -ormaiuniversalmente riconosciuto come prodotto di design- in realtà ha originiantiche legate alla costruzione tradizionale delle imbarcazioni in legno che,ovviamente, precede l'era industriale. In un'epoca in cui il termine"prodotto" nella sua accezione moderna non esisteva ancora e quandola costruzione nautico-navale era considerata la massima espressione di unartigianato locale che culminava nella figura quasi mitologia del maestrod'ascia. Uno scenario affascinante quanto lontano dai comignoli fumanti delleprime industrie o dai principi del Bauhaus.
Nell'epoca moderna l'eredità delfare e del costruire tradizionale ha reso la nautica una "terra dimezzo" in cui fianco a fianco convivono artigianato e industria senza chemai quest'ultima sia riuscita definitivamente a surclassare la prima. Iprodotti che scaturiscono dal loro connubio sono quanto di meglio l'italianstyle possa vantare e costituiscono un riferimento nel mondo per laprogettazione nautica.
La cantieristica nautica contemporanea,neanche nei casi più fortunati, risponde pienamente alle logiche fordiste oalla realizzazione in serie di grandi numeri. Possiamo quindi affermare che ilbinomio "design" e "misura" in questo particolare ambitoconserva un rapporto privilegiato e "su misura" si afferma nel suosignificato più tradizionale di custommade o ad hoc per poi declinarealcune interessanti sfumature.
Le imbarcazioni -a vela, a motore, aremi, etc.- per quanto avveniristiche siano, sono e restano il frutto di uncompromesso fra industria e artigianato, fra tradizione e innovazione, fragrandi numeri e one off.
All'interno di questo scenarioesiste poi un ulteriore piccolo segmento di settore che pare incarnare ancorapiù profondamente il significato di "su misura": è il mondo delleimbarcazioni storiche o del patrimonio. Unità queste ultime -siano esse dalavoro, tradizionali, militari o vele d'epoca- che costituiscono un patrimonioculturale da preservare e valorizzare. Si tratta di mezzi unici realizzati conmateriali tradizionali e lavorazioni tipiche di antichi mestieri ormai quasiperduti. Il loro valore culturale è elevatissimo in quanto si tratta degliultimi esemplari capaci di trasmettere e raccontare l'arte marinaresca,materiale e immateriale, che caratterizza il nostro territorio costiero elacustre. "Da sempre per ogni areageografica del nostro bel Paese, troviamo un tipo di imbarcazione cheappartiene a quella specifica costa, e forma parte di quel particolarepaesaggio, esattamente come un trullo appartiene al panorama pugliese o undammuso a quello di Pantelleria"1.
Le imbarcazioni del patrimonio,attualmente, costituiscono un'emergenza culturale a cui il design è chiamato arispondere con una missione duplice. La nostra disciplina dovrebbe da un latoattivarsi per contribuire alla valorizzazione e diffusione della culturanautica utilizzando gli strumenti propri del design strategico, dellacomunicazione, dei new media, etc. e dall'altro contribuire attivamente alladefinizione di metodologie e prassi operative per il riconoscimento del bene eil successivo recupero delle unità ancora esistenti.
Ogni barca è diversa dall'altra,nulla è replicabile o riadattabile, ogni barca è testimonianza di un'epoca e diuna storia quindi va studiata approfonditamente e merita un intervento dedicatoesclusivamente ad essa.
Il "su misura" per questigioielli del mare, è insito nell'approccio del design alle strategie necessarieper la loro valorizzazione e al metodo per il loro recupero.
Limitandoci alla seconda missione,ovvero al contributo disciplinare nei confronti del progetto di recupero, ildesign è oggi chiamato ad individuare e indicare un metodo, definire unapproccio critico al problema, riconoscendo poi a ogni singolo intervento ladignità e l'unicità del caso affrontato.
Lavorare sulle imbarcazioni delpatrimonio, cercando una facile similitudine con il mondo della moda, è comecucire un abito di alta sartoria. Il sarto con perizia e dedizione, seguendomodelli e prassi ben delineate, è in grado di confezionare un prodotto unicoche vestirà perfettamente solo ed esclusivamente il futuro proprietario. Ilprocesso è sempre il medesimo, ma il risultato sarà sempre diverso: "sumisura"!
Analogamente il recupero di un'unitàstorica dovrebbe seguire un percorso ben delineato a livello disciplinare perpoi sfociare in un risultato unico e perfettamente calzante sull'imbarcazioneoggetto del restauro, come per l'abito anche in questo caso il progetto sarà"su misura"!
E' innegabile, inoltre, che lasensibilità e le capacità del progettista di interpretare il metodo e di farpropria l'imbarcazione contribuiscano pesantemente sulla buona riuscita dell'intervento.
A tale proposito è di grandeinteresse il confronto con chi ormai da anni opera nel settore del restauronautico. Si tratta di pochi "pionieri" che, da circa un ventennio,per amore o per passione professionale quotidianamente affrontano il recuperodi importantissime imbarcazioni in un contesto disciplinare ancora in corso didefinizione, dove i riferimenti per il progetto sono spesso auto-referenziati equindi dipendono fortemente dalle capacità del singolo.
Fra essi va citato Stefano Faggioni,il suo lavoro, le sue idee e il suo approccio al recupero delle imbarcazionid'epoca e al progetto di nuovi scafi.
Il dialogo e il confronto conStefano hanno evidenziato alcuni spunti ed elementi di riflessione che, proprioper la pertinenza con il contesto delineato, vengono riportati nel presentesaggio:
MCM: L'idea di "design su misura" abbraccia una serie di tendenze,anche molto diverse fra loro, che rispecchiano il modificarsi del concetto didesign (industriale) dalle sue origini fino ai giorni nostri.
Nella storia delladisciplina, possiamo individuare con la seconda metà del XIX secolo quelparticolare momento (peraltro piuttosto recente) in cui anche la nautica e il prodotto nauticoentrano a pieno titolo a far parte del design. Introduzione che porta con séuna serie di peculiarità fra cui una cantieristica ancora legata a logicheartigianali piuttosto che industriali, il valore di un "saper fare"difficile da rimpiazzare, il permanere di un interesse per prodotti unici,l'utilizzo di materiali moderni come le VTR, ma anche di essenze antiche comeil legno
tutti aspetti che, a mia avviso, abbracciano proprio l'idea del"su misura". In qualità di designer nautico e di professionistaimpegnato tanto nell'ideazione del nuovo quanto nel progetto di restauro del"vecchio", cosa ne pensi?
SF: Dalla fine del XIX secolo ad oggi è cambiato sostanzialmente il mondo,il mondo della nautica (nato proprio in quegli anni), la sua committenza e lamaniera di andar per mare.
Nel mondo della marina mercantile, ad esempio, è importantecitare il caso dei clipper che altro non erano se non un'evoluzione, portataall'estremo della superficie velica, della barca da carico per compiere iltrasporto del tè dalle Indie nel minor tempo possibile. È il tipico caso dovele esigenze della committenza costringono all'evoluzione delle forme e delletecniche di costruzione. Azzardo definire questo progresso come design navale, ovvero il frutto di unprogetto realizzato per un determinato scopo e la volontà di cercare nuovimateriali o di applicarli in maniera più efficace.
Ritengo che la nautica nasca invece quando i primi facoltosipensano di costruire barche al solo scopo di regatare, una sorta di retaggiodal mondo della pesca quando si competeva per rientrare per primi in porto edecidere così il prezzo del pescato. Da qui la ricerca di materiali alternativiper essere più leggeri e performanti. Grazie ai continui stimoli dellacommittenza (Lipton, Vanderbilt, Sopwith, etc.) che poteva permettersi i variWhatson, Herreshoff o Nicholson, assistiamo ad una evoluzione delle forme cheportano dalla goletta America agli straordinari J Class. Da questo momento inpoi, ritengo si possa parlare di designnautico.
Almeno fino al secondo dopoguerra le barche di qualsiasidimensione erano prodotti di artigianato e come tali erano prodotte "sumisura" dagli stessi maestri d'ascia che possiamo considerare dei designernavali ante litteram.
Solo in tempi relativamente recenti l'avvento di nuovimateriali hanno dato vita ad un prodotto nautico su scala industrialeinteramente progettato per un mercato più vasto dove il committente si adattaalla proposta disponibile.
In questa evoluzione del mercato, il legno smette di avereun ruolo da protagonista nella nautica. Ancora oggi l'utilizzo del legno nellanautica è erroneamente considerato non conveniente, anche perché vittima di unasorta di pigrizia mentale e di decenni di comunicazione dove il legno continuaad essere etichettato come materiale classico e tradizionale ma conun'accezione negativa, quasi a volerlo elegantemente definire vecchio eobsoleto.
Oggi invece le tecniche di applicazione del legno nella nauticaha fatto passi da gigante e siamo quasi in grado di annullare le differenze chelo vedevano soccombere alla VTR nei tempi di produzione e nei costi dimantenimento.
Anche se i tempi di realizzazione di uno stampo in fibrarimangono sempre più rapidi rispetto alla produzione in legno, è dovere deldesign spingere verso un materiale eco-compatibile e comunicare allacommittenza che questo atteggiamento è l'unico veramente "alla moda".
Di fatto, anche i grandi marchi del passato che devono laloro fama e fortuna a scafi di legno, oggi basano la loro produzione (o partedella stessa) sulla memoria dell'eleganza trascorsa inserendo piccole parti dilegno a mo' di citazione per nobilitare alcune parti dello scafo e ricordareun'eleganza irripetibile con altri materiali.
Ritengo inoltre che si possa essere moderni o classiciutilizzando qualsiasi materiale per soddisfare la committenza che arrivadirettamente al progettista per un prodotto che calzi perfettamente le proprieesigenze, una barca "su misura", qualcosa che non si incontri nellaproduzione in serie.
Questo atteggiamento di una certa committenza escluderebbeautomaticamente l'utilizzo delle fibre per le quali è richiesto un numerominimo di pezzi al fine di ammortizzare il costo dello stampo. Purtroppo ilconcetto di barca su misura scatta da una certa dimensione in poi, ovvero dai24 metri a salire, e ciò escluderebbe anche il legno come materiale possibile.
Quasi nessuno pensa al legno o ad altri materiali perimbarcazioni di piccole dimensioni; si preferisce quindi concentrare ilconcetto di "su misura" all'unica parte modificabile del prodotto inserie: gli interni.
Qui, entriamo in un mondo dove però impera un "nonstile" che deve adattarsi alle esigenze di produzione industriale chetaglia i pannelli a controllo numerico e dove l'intervento dell'artigiano,anche laddove è necessario, è impercettibile.
Si dovrebbe avere il coraggio di proporre interni piùarticolati che coinvolgano maggiormente l'artigiano i cui pezzi nobilitano gliambienti ed in qualche modo li umanizzano facendoli uscire da schemi globali.Sì
questo avviene sui grandi yachts, ma mai su piccole imbarcazioni.
Sarebbe ideale riuscire a fare qualche passo indietro elasciarci ispirare anche dallo spirito della Wiener Werkstätte dove un gruppodi disegnatori e architetti del calibro di J. Hoffmann o Kolo Moser formavanogiovani artigiani alla produzione in serie di straordinari pezzi di arredo. Ètroppo, lo so forse sogno troppo, ma rivedere i tempi di produzione,rallentandoli un po', giocherebbe tutto a favore della qualità e del perfettoprodotto "su misura".
MCM: Facendo un piccolo inciso, occupandoti tu di nautica a 360°, credi cheil progetto di restauro sia a tutti gli effetti competenza del designer nauticoo che debba essere demandato ad altre figure professionali? O a giovani contitoli universitari differenti?
SF: Mi sento molto legato al restauro nautico e penso che questamia passione sia stata accesa da una serie di fattori tra cui i trascorsi ancheprofessionali con mio padre ed i miei studi alla Facoltà di Architettura. Nonmi dilungherò sul primo perché non pertinente alla domanda, ma per ciò checoncerne il secondo, ritengo che gli studi di Architettura, in particolare gliindirizzi di Storia, siano i più idonei per educare lo studente all'armoniadelle proporzioni ed al rispetto per la storia e chissà, accendere la curiositàdello studente nel campo nautico. In tal caso il corso di laurea in DesignNavale e Nautico sarebbe l'ideale per introdurre definitivamente l'allievo almondo della nautica. Se poi quest'ultimo provvedesse anche ad un'ampiaformazione storico-umanistica (arte, architettura, design, etc.) sicuramentesarebbe il luogo ideale per formare designer nautici sensibili e capaci diaffrontare anche il difficile mondo del restauro .
Il restauro è una materia che necessita di grandesensibilità, estetica e storica, che coinvolge molti aspetti dell'Architetturae delle cosiddette Arti minori. È senza dubbio una materia umanistica che esigegrande responsabilità e non può essere affrontata senza un'adeguatapreparazione che dovrà essere comunque completata con l'esperienza diretta sulcampo. Dubito che corsi di laurea squisitamente tecnici possano preparare adaffrontare progetti di restauro che abbraccino a 360° tutti gli aspetti deldesign chiamati ad applicare le infinite esigenze del nostro tempo all'epocadella barca da restaurare.
L'amore per la storia dell'Arte e dell'Architettura, nondeve abbandonare mai chi affronta il restauro, solo così la potrà ritrovareriflessa in ogni oggetto progettato, solo così ogni oggetto ed ogni ambienteparleranno un linguaggio comune di uno stile unico progettati con una visioneglobale monolitica che affronta il progetto dalla distribuzione degli spazi alpiù piccolo dei particolari.
MCM: La nautica ha dimostratonell'ultimo ventennio un interesse crescente verso il recupero di quelleimbarcazioni che hanno decretato la storia dello yachting2 da un lato e lamemoria delle nostre tradizioni marinaresche3 dall'altro. In questo particolaresegmento di settore, a mio avviso, il concetto di "su misura" siesplica in maniera potente e completa. Potrebbe essere addirittura lo"slogan" che guida il buonprogetto di restauro dalla sua visione d'insieme fino all'ultimo dettaglio. Seid'accordo? Mi faresti qualche esempio?
SF: Quello del restauro è un concetto di design su misura cosìcome lo è la riforma di una casa appena acquistata per la quale sentiamo didover rispettare ed esaltare il suo valore storico e dove il risultato finalecalzi perfettamente al committente, esattamente come lo è la casa costruita difondazione.
L'armatore/amatore della barca d'epoca e il proprietario diun immobile antico (non a caso definito di pregio) condividono un destino moltosimile. Lo sforzo di entrambi consisterà nell'adattare il bene ad esigenzeattuali ma con l'occhio sempre rivolto al valore storico della casa o dellabarca dal quale non si può prescindere.
Dunque, anche dal dialogo conStefano Faggioni, si evince come il "su misura" nel contesto nauticoacquisti sfumature diverse. La prima legata alla tradizione pre-industrialequindi a un design capace di mutuare le proprie radici disciplinari perriadattarsi ad un prodotto che innegabilmente gli appartiene, ma che allostesso tempo è caratterizzato da regole e modusoperandi diversi. Il design per il prodotto nautico storico è unadisciplina che non può escludere dal confronto il saper fare artigiano, leprassi della costruzione tradizionale e l'estetica di un oggetto (la barcastorica) ormai superato dai linguaggi del progetto contemporaneo. E' unadisciplina nuova che non può esclusivamente o banalmente mutuare quanto giàacquisito e consolidato in altri settori (architettura, pittura, auto d'epoca,mobilio, strumenti musicali, etc. etc.), ma deve inevitabilmente definireproprie regole e confini.
La seconda riguarda l'oggetto in séche è sostanzialmente esemplare unico di se stesso o prodotto in quantitàlimitate per un armatore quasi sempre ben preciso, quindi si trattanecessariamente di un oggetto "su misura". E questo oggetto "sumisura" una volta utilizzato dopo il primo varo e poi dismesso oabbandonato, quando viene riabilitato ad una seconda vita -peraltro in un'epocache non gli appartiene più- necessita ancora una volta di un interventoprogettuale "su misura". Un intervento che a gran voce chiamiamo"progetto di restauro nautico" nonostante la disciplina siatutt'altro che definita e consolidata.
Proseguendo il dialogo con Stefano Faggioni:
MCM: Nel caso delle imbarcazioni storiche"su misura" è anche sinonimo di artigianato e di recupero di tuttauna serie di maestranze e maestrie professionali attualmente a rischio diestinzione?
SF: Qui ci riallacciamo alla primadomanda. Effettivamente la produzione di massa degli interni attuali si èimpigrita su forme standard per adattarsi alle esigenze delle macchine. Non èun caso che gli interni degli yachts si somiglino un po' tutti. E anche seultimamente i macchinari di taglio si sono molto evoluti, per decenni lemaestranze artigiane si sono piegate ad una produzione che continua arichiedere un certo tipo di mercato.
Chissà, forse complice anche una sorta di"imbarbarimento" della committenza che non riesce più a capire perchéun prodotto di artigianato si debba pagare di più e, soprattutto, che lo sidebba aspettare qualche mese in più, ha provocato la progressiva scomparsadell'artigianato, quello vero.
Molti giovani hanno abbandonato l'idea di mestiere, oppurenon hanno completato la loro formazione con la pratica in cantiere a causadella scarsità del lavoro. Lavoro, quello del maestro d'ascia, per intenderci,che non si è estinto, ma che semplicemente continua a vivere e a re-inventarsisu altre sponde.
Non è indispensabile, dopotutto, avere una barca darestaurare per riattivare il mestiere di maestro d'ascia. Con l'amico NinoAprea stiamo progettando e costruendo una serie di barche da 10, 12 e 14 metriin legno lamellare in serie. Le vedremo presto in acqua.
MCM: Quando sostieni che "Ilrestauro genera cultura, non solo perché rimette in vita un pezzo di storia, maanche perché ri-attiva tutta una serie di mestieri in pericolo diestinzione" ipotizzo che tu ti riferisca a mestieri quali il maestrod'ascia o il calafato, etc. etc. Pensi che questi mestieri vadano reintrodotti"ora come allora" o che sia possibile una mediazione con le esigenzedel fare contemporaneo?
SF: I mestieri dell'artigianato nautico come i maestri d'ascia,i falegnami, gli attrezzatori ed i restauratori non hanno mai smesso dilavorare, anche se difficilmente organizzabili a catena di montaggio per unavera e propria produzione in serie. Sono persuaso che queste straordinariemaestranze messe a sistema per una produzione speciale di imbarcazioni,riuscirebbero a creare qualcosa di veramente speciale; il nostro obiettivo,effettivamente è quello di applicare l'estrema cura del dettagliopersonalizzato propria del restauro, alla produzione in serie.
Tuttavia, non è facile riuscire ad incontrare unacommittenza che decida di lanciarsi in qualcosa di nuovo. C'è come una sorta dipaura a commissionare un oggetto diverso da ciò che propone il mercato deigrandi numeri; spaventa non aver mai visto quel nuovo in prestigiosi show roome se poi non ha il brand che lo sigilla come oggetto del desiderio, diventaancora più difficile riuscire a proporlo.
Forse è una questione di mancanza di sensibilità o dicultura, ma ho la sensazione che oggi si ami di più l'idea di artigianato edella sua bella immagine abilmente confezionata, che propone il be spoke o iltailor made in Italy, piuttosto che l'artigianato vero e proprio al quale potercommissionare un manufatto unico.
Purtroppo, quello che realmentemanca all'artigianato nautico, quello che crea barche in legno, è una buonacomunicazione per riuscire a vendere il prodotto. Difficile da credere senzaun'operazione di marketing adeguata, l'artigianato (che per abitudine o culturacomunica solo attraverso la sostanza del proprio lavoro) non riuscirebbe aduscire dalla propria bottega per vendere il sapere attraverso il prodotto.
Il giorno in cui un armatore vorrà investire non solo nelprodotto fine a se stesso, ma anche su una produzione in serie sostenibile,andremo incontro ad un vero cambio nella nautica.
Rendere di moda e quindi appetibile sul mercato la barca dilegno, è solo una questione di comunicazione e superamento di un tabù.
Appare chiaro, allora, come la duplice sfida sia per unariflessione sulle tendenze contemporanee del "progetto nautico" siasu una prima definizione del "progetto di restauro nautico" per quantopossa apparire ardua e difficoltosa, non sia più procrastinabile.
Il lavoro appassionato di tutte quelle figure professionaliche si dedicano prevalentemente al restauro e di cui Stefano Faggioni è unesempio stimola l'accademia ad attivare una riflessione critica sull'argomentoe a compiere i primi passi verso la definizione dello scenario di riferimento ela successiva proposta di una metodologia condivisa che guidi il buon progettodi restauro nautico.
In questo senso l'Ateneo genovese ha visto nascereall'interno della Scuola di Dottorato in Architettura e Design alcune proposteinteressanti.
Una di queste è testimoniata direttamente, nelle righe aseguire, dalla dottoranda Giulia Zappia.
Processo controllato e design "misurato" nelprogetto di restauro nautico
"Design su misura" allude a una progettazioneestremamente controllata e precisa che -volendo continuare l'analogia di MariaCarola Morozzo- cuce ogni singolo centimetro dell'abito sul proprietario che loandrà ad indossare.
Le imbarcazioni d'epoca rappresentano una nicchia esclusivacontraddistinta da costi elevatissimi, eleganza e unicità. Tali caratteristiche fanno sì che l'armatore di unoqualsiasi di questi oggetti esiga una barca "cucita" sulle proprieesigenze. Così, anche al restauro nautico in quanto "design sumisura" dovrebbe corrispondere a un procedimento controllato in ogni fase.
Eppure oggi in quest'ambito non esiste nulla di codificatose non pochi tentativi di fornire delle linee guida di buon senso generale. Fraessi merita citare la Carta di Barcellona4dell'EMH, il Registro Storico Nauticoe il relativo vademecum dell'armatore5di ASDEC.
In sostanza qualunque intervento di recupero sulleimbarcazioni è tutt'ora affidato quasi esclusivamente alla capacità e allasensibilità del progettista.
La ricerca per la tesi di dottorato di chi scrive6 affrontaproprio questa problematica cercando di definire un protocollo di azioni cheguidino, senza vincolare eccessivamente, il progetto di restauro nautico7.
Protocollo, che per quanto ancora in forma di definizione,già individua il susseguirsi di alcune fasi irrinunciabili al progettistanautico per impostare il progetto di restauro.
La prima fase che segue l'individuazione dell'imbarcazioneda restaurare è la ricerca storica, analisi che conferma o smentisce il valoredell'unità su cui intervenire e fornisce elementi chiave per la comprensione ela conoscenza del bene stesso. Un passo complesso, ma necessario, che puòessere svolto con modalità differenti a seconda della tipologia di imbarcazioneoggetto del recupero. Gli esiti della ricerca e le fonti utilizzate, in ognicaso, porteranno al conseguimento del medesimo obiettivo: la ricostruzionedella storia della barca quale punto di partenza per qualsiasi restauronautico.
A conclusione della parte preliminare del protocollo vi è lafase di rilievo, caratterizzata da un iter più standard e menovariabile, quindi si passerà al progetto.
Nella parte relativa alla progettazione il "design sumisura" acquisisce un ruolo protagonista. Qui, infatti, il dialogo fraprogettista, armatore è strettissimo, e il rapporto con la storia della barca èdi centrale importanza.
La progettazione del restauro di un'imbarcazione difatti nonpuò essere esclusivamente cucita sulle esigenze dell'armatore, ma deve, in ognisua fase, essere rapportata all'identità della barca stessa che dovrebbe esseretutelata e valorizzata al meglio.
Fin dalle primissime tappe, seguendo il protocollo, ildesigner è guidato nell'indirizzare le scelte dell'armatore verso lavalorizzazione della barca stessa. Il progetto è costituito da diversi momentiche vanno dall'assimilazione delle richieste dell'armatore, alla stesura delprogetto preliminare, alla valutazione dei costi fino alla stesura del progettodefinitivo. In questo frangente, quindi, il concetto di design su misura siapplica sì all'armatore, che otterrà in questo modo un oggetto unico e cherisponde appieno alle proprie esigenze ma, anche e soprattutto, alla barca,alla sua storia e alla sua identità.
Considerando poi il "design su misura" dal puntodi vista dell'ideazione e del controllo di ogni dettaglio, il lavoro di StefanoFaggioni torna ad essere esemplare:
GZ: Mi racconteresti la complessità diun progetto di restauro in ambito nautico? Pensi sia possibile sintetizzarne lefasi fondamentali e gli aspetti imprescindibili?
SF: Forse l'unica complessità è quelladi dover adattare e talvolta re-inventare, le proprie regole ad ogni progetto. Come uno psicologo che cambia e adatta laterapia a seconda del paziente.
L'obiettivo è conservare quanto più materiale pregiato possibile emetterlo in evidenza per garantire il miglior risultato.
Così come, per arrivare al miglior risultato è necessariodemolire tracce di interventi maldestri non pertinenti. Quegli interventi chedefinirei di riparazione che semplicemente assolvono al proprio dovere disostituzione passiva del "vecchio" con il nuovo senza alcun sensocritico, senza un obiettivo finale e privo di una di coscienza di restauro.
Mi è capitato di dover sostituire parti ancora in buonecondizioni ma realizzate in una maniera più consona ad una barca da pesca chead uno yacht d'epoca. Per intenderci, soffrono di questo -che per me è undifetto- molte barche che si pensa siano state restaurate, ma che invece sono statesolo riparate e "rappezzate" con maldestre sostituzioni di pezzi,spesso a discapito di pezzi originali che vengono irrimediabilmente distrutti.
E qui arriviamo ad un aspetto veramente imprescindibile delrestauro: il progetto.
Non mi stancherò mai di ripetere che il progetto è la guidaper tutti, soprattutto laddove le parti superstiti sono inconsistenti e dannoseai fini del restauro, dove non rimane traccia di nulla, quando la barca ciarriva sono con il suo bel guscio vuoto in dote.
È il progetto che custodisce le informazioni storiche dellabarca e dialoga con la barca che fu e quella che sarà, il progetto fa damediatore con l'armatore ed è il progetto che riesce ad adattarsi alle esigenzedel cantiere. E come potrebbe un intervento improvvisato adattarsi al cantierequando già per definizione è appiattito sul modus operandi dei carpentieri o,nei casi più fortunati, dei maestri d'ascia.
Il cantiere ha sempre necessità di una figura guida cheprogetti ogni cosa, nella stessa misura in cui il progettista ha bisogno delbuon cantiere per realizzare un restauro.
A fronte di quanto detto fin'ora sulla formazione deldesigner, etc., possiamo affermare che il cantiere da solo senza un progettoesegue una riparazione, non un restauro. Meglio discernere i due tipi diintervento.
GZ: Nel caso delle imbarcazionistoriche "su misura" è anche sinonimo di "unico" o"inimitabile?
SF: Fortunatamente esistono anche armatori che amano giocare a ricreareatmosfere d'epoca chiamando all'appello tutti gli elementi di personalizzazioneche offre il progetto di design attraverso la realizzazione di particolariaccessori di bordo.
Qui entra in gioco la capacità del designer-restauratore chedovrà adattare la propria creatività (che non esisterebbe senza una adeguataformazione) ad un determinato periodo storico senza dimenticare che il tutto siapplica al mondo nautico dove la funzione pratica costituisce un importanteingrediente.
Giocando con questi componenti si da vita ad oggetti, anzi agioielli, veramente unici che nascono non come copie di qualcosa, ma come nuovioriginali che, attraverso moderne tecniche di disegno e modellazione etecnologie attuali, parlano di un'epoca.
L'importante è non cedere alla riedizione di modelli antichima lasciarsi ispirare, essere permeabili a tutto ciò che una determinata epocaci suggerisce, quando l'amore per il bel dettaglio era onnipresente, ancheladdove non necessario o invisibile. Con questo spirito nascono i disegni perparatie, porte, arredi e accessori.
Anche il materiale e la sua finitura giocano un ruoloimportante per la loro attitudine o meno ad ossidarsi e quindi a riceverebrevemente ed in forma naturale una patina del tempo; questo è uno stratagemmache spesso aiuta l'ospite a "calarsi" appieno in un ambienteautentico che parla di un'epoca passata.
Si ricostruisce in sostanza un'atmosfera unica edinimitabile, modellata attorno alla barca e al suo armatore.
La progettazione di ogni nuovo elemento andato perdutoavviene a partire da quel che rimane della barca. Nel caso di Lulworth8,ad esempio, tutti i piani generali si riprogettarono attorno al salone e alleparatie superstiti originali, il sapore delle quali venne riprodotto per tuttala barca. In casi fortunati come questo, gli elementi di arredo rimasti fungonoda modello di stile. Quando invece non si ha questa fortuna è la storia dellabarca che detta le regole. In ogni caso non si tratta di copiare qualcosa chegià esisteva, ma di progettare ex novo secondo lo stile dell'epoca dellabarca, secondo la ricerca storica fatta a priori, secondo il gusto e il saporeche si vuole trasmettere. Una progettazione meticolosa fino al dettaglio,perché è nella più piccola rifinitura che si nasconde l'anima9 della barca. Anche le metodologie costruttive assumono inquesto caso un'importanza rilevante: lo stesso Stefano Faggioni chieseespressamente alle maestranze di finirelucernai e osteriggi del La Spina10 con lavorazioni a mano,con strumenti come la pialla, in modo da dare, tramite quelle piccoleimperfezioni derivanti dall'operare della sola mano dell'uomo, quel valoreaggiunto di pezzo unico impossibile da ottenere con lavorazioni meccaniche.
È evidente quindi come il concetto di "su misura"si applichi a diversi livelli di lettura nella progettazione del restauro diun'imbarcazione: a partire dalle più generiche metodologie di approccio alprogetto, fino all'ideazione del più piccolo dettaglio.
In questo frangente il protocolloper il progetto di restauro consentirebbe un controllo adeguato delle fasidel progetto senza incorrere nel rischio di togliere unicità allo stesso e purmantenendo essenziale il ruolo del progettista nel suo compito di riportareall'imbarcazione storica il suo valore originario.
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Note
1. Stefano Faggioni, LARICOSTRUZIONE DI UN'ATMOSFERA PERDUTA. Il valore del dettaglio nel restaurodelle barche d'epoca, lectio magistralis in occasione dell'attribuzionedella Laurea Honoris Causa in Design Navale e Nautico, La Spezia, 2015.
2. Unità che oggi chiamiamo comunemente vele d'epoca osignore del mare, nate per la competizione velica e il divertimento di pochiillustri personaggio o teste coronate.
3. Unità che oggi definiamo imbarcazioni tradizionali o delpatrimonio e che alle origini erano destinate ad attività commerciali qualipesca, cabotaggio, etc.
4. La Carta diBarcellona, Carta europea per la conservazione e il restauro delle imbarcazionitradizionali in attività è un documento contenente definizioni e linee guida di carattere generalerelative al restauro delle imbarcazioni del patrimonio. Essa è stata redattanel 2001 in occasione del quarto congresso dell'EMH (European MaritimeHeritage) tenutosi a Barcellona. (http://european-maritime-heritage.org/docs/Barcelona%20Charter%20IT.pdf).
5. ASDEC, AssociazioneScafi d'Epoca e Classici è un'associazione di appassionati di scafi d'epocae classici che ha costituito e promosso il Registro Storico Nautico ASDEC.Questo contiene regole di classificazione delle barche storiche e sezionirelative alle definizioni, alla certificazione, all'attestazione ed ai punteggiattribuibili alle barche a seconda di diversi parametri come lo stato diconservazione, la patina etc. (http://www.asdec.it/it_IT/home/registro_storico_nautico/introduzione).
6. Tutela,valorizzazione e recupero delle imbarcazioni del patrimonio di GiuliaZappia, è una tesi di dottorato in corso di svolgimento del Corso di Dottoratoin Architettura e Design, curriculum Design Navale e Nautico dell'Universitàdegli Studi di Genova.
7. La definizione di imbarcazionidel patrimonio è contenuta nella sezione Definizioni della Carta diBarcellona, Carta europea per la conservazione e il restauro delle imbarcazionitradizionali in attività: "La nozione di patrimonio marittimogalleggiante comprende sia la singola nave tradizionale nella quale si puòritrovare testimonianza di una particolare civiltà, sia un'evoluzione significativadella tecnica di navigazione tradizionale, dell'arte marinaresca o dellacantieristica navale. Ciò si applica sia alle navi più grandi del passato, siaalle imbarcazioni più modeste, che con il trascorrere del tempo hanno acquisitoun valore culturale".
8. Lulworthimbarcazione della tipologia Big Class Gaff Cutter varata nel 1920 dei cantieriWhite Bros (UK). Fra il 2002 e il 2006 fu oggetto di restauro ad opera delloStudio Faggioni Yacht Design. Per maggiori informazioni sul restauro si rimandaa: http://www.studiofaggioni.com/barca-epoca.php?barca=2.
9. SciarrelliC. (1970), Lo Yacht, Mursia, Milano.pp. 458. La presenza dell'anima della barca è, in una visioneromantica dell'autore, la conditio sine qua non per decidere se intervenire con un restauro suuna barca.
10. La Spinaimbarcazione della tipologia 12 Metre-Class varata nel 1929 dei CantieriBaglietto. Fra il 2005 e il 2008 fu oggetto di restauro completo ad opera delloStudio Faggioni Yacht Design. Per maggiori informazioni sul restauro si rimandaa: http://www.studiofaggioni.com/barca-epoca.php?barca=1 .
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Crediti
Faggioni S. (2015) Laricostruzione di un'atmosfera perduta. Il valore del dettaglio nel restaurodelle barche d'epoca. Lectio Magistralis in occasione dell'attribuzionedella Laurea Honoris Causa in Design Navale e Nautico, La Spezia.
Intervista a Stefano Faggioni, Studio Faggioni Yacht Design,Cà di Mare, La Spezia, Dicembre 2017.
Bibliografia sintetica
Cappai A., Luxich L. (2013) Barche in legno. Guida al restauro e allamanutenzione. Roma, Nutrimenti mare.
Morozzo della Rocca M.C. (2013) Sviluppi e tendenze della ricerca nauticacontemporanea. In: Grossi F. (a cura di) (2013) Il rilancio della nautica tra nuove tipologie di marketing ed'innovazione tecnologica. Udine, GTC editrice, pp. 39-56.
Morozzo della RoccaM.C. (a cura di) (2014) Yachts Restoration. Stato dell'arte, problematichee prospettive. Torino, Umberto Allemandi & c., pp.1-264.
Morozzo della Rocca M.C. (2006) Un'esperienza assoluta, Lulworth raccontatada Stefano Faggioni. In: gud, Genova Università Design, n°6 luglio 2006.Firenze, Alinea editrice, pp.82-93.
Sciarrelli C. (1970) Lo Yacht. Origine e evoluzione delveliero da diporto. Milano, Mursia, pp 458.
Zappia G.(2017) Il recupero delle imbarcazioni.Assonanze, dissonanze e trasposizioni fra diversi (e nuovi) ambiti del restauro.In: Biscontin G. e Driussi G. (a cura di) (2017), Le nuove frontiere del restauro. Trasferimenti, Contaminazioni,Ibridazioni. 33° convegno di studi internazionale Scienza e Beni Culturali.Treviso, Edizione Arcadia ricerche, pp. 861-869.
Carta di Barcellona, carta europea per la conservazione e il restaurodelle imbarcazioni tradizionali in attività. (2002) Gruppo di lavoro E.M.H.,Enkhuizen (NL).
Sitografia sintetica
NauticaReport, Barche e Navi d'Epoca. LULWORTH,1920. https://www.nauticareport.it/dettnews.php?idx=4808&pg=4823
NauticaReport, Barche e Navi d'Epoca. LASPINA, 1929. https://www.nauticareport.it/dettnews.php?idx=4808&pg=6048
http://www.studiofaggioni.com/barca-epoca.php?barca=1
http://www.studiofaggioni.com/barca-epoca.php?barca=2
http://www.asdec.it/it_IT/home/registro_storico_nautico/introduzione
http://www.asdec.it/it_IT/home/restauri/vademecum_dell_armatore
Brevi profili autori
Maria Carola Morozzodella Rocca,Architetto, Dottore di Ricerca dal 2003 e Professore Associato in DisegnoIndustriale - Icar/13 dal 2014 presso il Dipartimento DAD dell'Ateneo Genovese.Svolge attività didattica e di ricerca negli ambiti tematici tipici del DisegnoIndustriale con particolare attenzione alle discipline nautiche, è membro delCollegio di Dottorato in Architettura e Design ed è docente nei Corsi di Laureadedicati al Design Navale e Nautico dell'ateneo genovese.
Giulia Zappia, Dottore Magistrale in DesignNavale e Nautico e cultore della materia per il Laboratorio di Design B delCorso di Laurea Magistrale in Design del Prodotto e dell'Evento dell'universitàdi Genova. Dottoranda di ricerca presso la Scuola di Dottorato in Architetturae Design dell'Università degli Studi di Genova, svolge ricerche su temiinerenti al recupero e restauro delle imbarcazioni.
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