Gozzo G10
Cantiere: | ACL Aprea |
Anno progetto: | 2019 |
Tipo Yacht: | full Project |
Lunghezza scafo: | 10 |
Larghezza scafo: | 3.3 |
Tipo di Intervento: | full Project |
Pubblicazioni | |
Link: | https://www.youtube.com/watch?v=XXKZwJ-6HMs |
Il progetto GOZZO 10 (G10) progettato da Studio Faggioni e costruito da Antico Cantiere del Legno Aprea mette in atto un'interessante rilettura del gozzo sorrentino nel rispetto della filosofia e delle forme tradizionali con l'introduzione di significative innovazioni costruttive.
G10 non è solo un nuovo gozzo nel panorama nautico italiano, ha l'ambizione di essere una summa della tradizione rielaborata in chiave moderna. Una linea tradizionale perfettamente a suo agio nelle meravigliose coste campane, realizzata con tecniche nuove, moderne ma con il materiale più idoneo, classico e al tempo stesso moderno: il legno.
Non vuole neppure essere l'esibizione di nuove tecnologie di taglio che sono sicuramente utili per farci risparmiare tempo sulla produzione ma mira agli effetti positivi che questa tecnica provoca sulla possibilità di accedere al mercato con un giusto costo e rendere così finalmente appetibile un'imbarcazione in legno. Il legno, un materiale che per primo viene associato al mondo nautico, il materiale più nobile a cui tutti aspirano e quello a cui si fa ricorso per nobilitare anche il peggiore dei cosiddetti "plasticoni".
Tanto la struttura quanto soprattutto il fasciame costituiscono da sempre i deterrenti numero uno per chi teme, talvolta con ragione, costi di manutenzione molto elevati; applicando finalmente nuove tecniche di assemblaggio con legni lamellari, si eliminano quel divario in termini di manutenzione tra vetroresina e legno.
La barca è particolarmente solida, robusta e trasmette sicurezza al momento di affrontare un mare anche formato. Da lontano appare fiera nella sua natura di gozzo sorrentino, la cui linea è da sempre parte integrante del paesaggio nelle coste della penisola; ha la caratteristica che, man mano ci si avvicina si scoprono tutti quei dettagli che sono più figli del nostro tempo, come i tagli della tuga, i boccaporti, il comodo prendisole prodiero e gli scalmotti che anziché di legno sono in acciaio satinato incassati in falchetta e trincarino.
Perfino i pannelli interni mantengono l'idea della memoria della tradizione senza replicarla, come si farebbe in un progetto restauro, con una riquadratura solo su tre lati e giocando con le ombre per il loro completamento.
Il concept di questo progetto trova origine nell'idea di offrire una barca tradizionale in legno ad un pubblico che fino ad oggi ha dovuto rinunciare a questo sogno per la grande differenza di costi produttivi e di manutenzione fra uno scafo realizzato in fasciame tradizionale calafatato e uno in vetroresina.
Era da anni che con Nino si pensava ad un progetto di questo tipo e, nel 2010, demmo vita a quella che chiamammo filosofia "slow coast". Si prevedeva la produzione in serie di un tipo di barca tradizionale, ecologica, ibrida elettrica e fieramente lenta nella sua navigazione, anche silenziosa, sotto costa, totalmente contro tendenza rispetto a quella che è ancora oggi la maniera di andar per mare più venduta e diffusa.
Allora i tempi non erano evidentemente ancora maturi, anche perché slow coast aveva, ed ha ancora, l'ambizione di essere una filosofia, una sorta di movimento il cui fine non è solo la costruzione di nuove imbarcazioni ma semmai, la proposta di un nuovo modo di andar per mare.
L'utilizzo di tecnologie costruttive che utilizzano macchine a controllo numerico, legno lamellare e legno multistrato ha reso possibile ipotizzare la produzione in serie di gozzi lignei tradizionali sorrentini e di ottenere una accelerazione nella produzione (forte riduzione dei tempi di produzione, soprattutto nella realizzazione di ossature e bagli che arrivano a pezzi già tagliati pronti da assemblare) con costi contenuti.
Se questa nuova filosofia di andar per mare sarà o meno una sfida vinta e se i tempi siano effettivamente maturi, lo dirà il mercato stesso. Per il momento siamo giustamente partiti dal mercato campano che ha ancora molta cultura dell'andar per mare e di cui Aprea è da più di 250 anni il Cantiere di riferimento.
Sinceramente credo che un tipo di costruzione così, che attinge a piene mani dalla tradizione dei maestri d'ascia e strizza l'occhio alla nuova tecnologia, poteva essere realizzata solo da Giovanni "Nino" Aprea il cui cantiere non ha mai abbandonato l'utilizzo del legno. In questi anni Nino ha ampiamente dimostrato di saper portare avanti un nome pesante nel mondo delle barche in legno fondendo tradizione ed innovazione.
Mi piace poi credere che in questo abbia influito anche la nostra costante collaborazione e ricerca di un modo alternativo di fare nautica, una nuova applicazione dell'Arts and Crafts alla William Morris.
UNA PRODUZIONE CON L'ANIMA
L'assemblaggio delle parti e le finiture sono ovviamente eseguite a mano: la produzione seriale entra così in continuità con una realizzazione altamente artigianale.
Nel caso di Gozzo 10 tutto si svolge come in una normalissima produzione di serie con l'unica differenza che la presenza finale di manodopera artigianale è più evidente che in altre. È una variabile spontanea, non studiata ma prevista, che rende unica ogni barca; l'ambizione è proprio quella di dare un'anima alla produzione in serie che qui perde la sua impersonalità. È possibile ed auspicabile che questo approccio artigianale alla produzione in serie consenta alla tradizione di sopravvivere trovando nuova linfa.
METODO DI COSTRUZIONE
Il gozzo è stato interamente progettato al computer: ordinata dopo ordinata è stato disegnato tridimensionalmente ogni particolare dell'imbarcazione. Tutte le parti sono state poi fisicamente realizzate fresando con l'ausilio di macchine a controllo numerico a cinque assi pannelli di multistrato o blocchi grezzi in legno lamellare. Sono stati accuratamente valutati in fase di disegno vettoriale tutti i dettagli costruttivi, i vari incastri fra le parti con relative tolleranze fino ad arrivare ai "quartaboni" delle ordinate (cioè gli angoli che alle diverse altezze dello scafo, la superficie esterna dell'ordinata deve avere per essere perfettamente aderente al fasciame).
PROGETTO DELLO SCAFO
Nella stesura del progetto delle forme di carena e dello scafo c'è stato uno scambio continuo di idee e considerazioni fra Studio Faggioni e ACL Aprea. Il cantiere, che di fatto è il committente di questa operazione, ha richiesto fin dall'inizio di seguire il più possibile le forme del gozzo sorrentino, incluso le caratteristiche "schiocche" ovvero le parti terminali a poppa e a prora della falchetta.
La coperta è volutamente realizzata con corsi di iroko paralleli alla mezzeria, non alla falchetta. Un sistema talmente tradizionale che oggi, parzialmente dimenticato, costituisce una novità, quasi un'anomalia.
Per quanto riguarda la propulsione, nelle prime fasi del progetto era stata logicamente ipotizzata l'installazione di un armo a vela latina con motore ausiliario. E' stata poi portata avanti la soluzione con propulsione esclusivamente a motore; sopravvive l'albero che, ridotto in altezza, è molto utile per reggere il tendalino. È comunque previsto che, qualora il cliente lo desideri, si possa ottenere la versione del gozzo a vela.
Così come vuole anche la tradizione, non esiste un gozzo sorrentino uguale ad un altro, pertanto è previsto che gli armatori possano richiedere personalizzazioni a progettista e cantiere, vari gradi di personalizzazione ed adattamenti alle varie destinazioni d'uso, siano esse diporto vela o motore, pesca o trasporto.
LAYOUT
Gozzo 10 nasce con forte vocazione diportistica, un day cruiser in grado di far vivere all'armatore e ai suoi ospiti il mare secondo l'idea di un lento, e per questo piacevole, navigare e che consenta uno stretto rapporto con il mare.
Il pozzetto poppiero consente ad un nutrito gruppo di amici di pranzare all'aperto su di un tavolo centrale in piena comodità. Questo aspetto conviviale è un aspetto fondamentale. E proprio per questo all'interno, appena entrati sulla sinistra, è stato previsto un piccolo ma efficace cucinotto che permetterà di cucinare un classico spaghetto a vongole. Antistante al cucinotto sulla dritta si trova un bagnetto comodo chiuso attrezzato con lavabo e wc; la doccia è solo in coperta.
A proravia di questi due volumi ed ancora all'interno della tuga troviamo due sedute che danno agli ospiti imbarcati la possibilità di sedere al chiuso anche durante la navigazione. Nella zona prodiera sottocoperta troviamo un unico materassone da murata a murata che farà da turca per la "siesta" o da letto per trascorrere la notte.
STRUTTURA E ASSEMBLAGGIO
La barca è a struttura trasversale. La chiglia è stata assemblata con masselli di iroko e la sua preparazione ha richiesto grande attenzione da parte delle maestranze, non a caso esperte, perché ogni elemento successivo dell'ossatura avrebbe dovuto essere collocato con precisione nei punti previsti dal disegno tridimensionale per evitare conseguenti disavviamenti nel fasciame. Anche il massiccio di poppa e il dritto con il contro-dritto di prua sono stati scolpiti con l'utilizzo della fresa da "grezzi" in lamellare.
Il primo scafo, ora a mare, ha un doppio strato di fasciame di mogano disposto longitudinalmente e a corsi sfalsati incollato con resina epossidica. Si ottiene così un "guscio" molto resistente e a prova di infiltrazioni. Per le tavole del torello e della cinta sono stati previsti dei ringrossi nello spessore solo per motivi "linguistici" e di rispetto della tradizione.
I prossimi scafi saranno però modificati e saranno realizzati dal cantiere con corsi di fasciame sovrapposti secondo un angolo di 45°. Ovviamente, questo tipo di fasciame sovrapposto non prevede calafataggio con evidenti vantaggi sui costi di manutenzione.
Nota: Argomento già parzialmente trattato da
Gori, G. (2018). The Sorrentine gozzo. Development following tradition (Articolo con intervista a Stefano Faggioni). Nautech 3/2018. Milano: Tecniche Nuove.
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